Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Rane/Watson. Filling in the Blanks

Sempre mantenendo alta l’attenzione sull’arte figurativa, fil rouge che guida l’attività e la ricerca della galleria pietrasantese sin dalla sua nascita, Accesso Galleria presenta dal 28 luglio al 5 settembre la doppia personale “Rane/Watson. Filling in the Blanks” che mette a confronto il lavoro di Alex Rane e Tomas Watson.

I due artisti si approcciano al figurativo con una poetica analoga: nel nucleo di opere presentate – circa venti tra sculture (Rane) e dipinti (Watson) di medie e grandi dimensioni – appare infatti chiaro come entrambi, pur usando linguaggi e materiali diversi – la scultura in marmo il primo e la pittura a olio il secondo –, concentrino il proprio lavoro su singole sezioni dell’opera, lasciando il restante in uno stato di incompiutezza astratta.
La filosofia comune ai due artisti è convogliare l’attenzione dell’osservatore sulla porzione della propria arte che interessa loro evidenziare: così alcune parti sono altamente realistiche e definite – le spalle e il busto sono rappresentati accuratamente, le mani posizionate in gesti espressivi – mentre altre sono lasciate intenzionalmente vaghe.
Alex Rane e Tomas Watson credono infatti che lasciando non finite alcune aree, quelle rappresentate con maggior chiarezza guadagnino forza espressiva. Entrambi costringono chi guarda a esaminare determinate zone delle loro opere ed è in quel momento, dopo che l’occhio si è concentrato su questi punti di forza, che gli artisti chiedono all’osservatore di completare la storia…di riempire gli spazi vuoti (filling in the blanks, appunto) che gli hanno lasciato.

Watson racconta così i suoi dipinti a olio: “Parti dell’opera sono intensamente realistiche e il resto può essere etichettato come astratto. Mantenendo lo ‘sfondo’ vago o indefinito attraggo l’attenzione sulle cose che mi interessano”.
Rane ha una visione simile per le sue sculture in marmo, che spiega così: “In un tempo in cui così tante cose devono essere giuste o sbagliate, io credo che l’arte debba occuparsi dei particolari”. Egli lascia il marmo il più naturale possibile e ne usa le forme e le superfici per far risaltare le parti della figura per le quali ha più interesse. Prosegue: “Voglio creare particolari interessanti e anche dare spazio all’occhio per riposarsi”.

Completa la mostra un catalogo con la riproduzione di tutte le opere esposte e apparati bio-bibliografici.

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