Contemporary Art Magazine
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n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Warren King. Memorie Tramandate

Apre il 15 giugno 2019 la prima personale italiana di Warren King dal titolo “Memorie tramandate”.
L’artista cinese-americano presenta alla Accesso Galleria di Pietrasanta, fino al 18 luglio, una selezione di circa dieci opere in cartone ondulato e inchiostro – sculture e bassorilievi di medie e grandi dimensioni – tra le più rappresentative del suo lavoro.
Figlio di migranti cinesi, King dedica la sua ricerca all’esplorazione delle connessioni tra la cultura orientale e quella occidentale nella determinazione della sua identità. Ne emerge una scultura “costruita” tagliando e piegando il cartone, che evoca la lezione della ritrattistica orientale insieme alle forme e ai colori del Cubismo Analitico per indagare le dinamiche della società contemporanea, globale e itinerante, attraverso la propria storia personale.

Oggetti e opere d’arte della storia cinese, cosparsi di motivi asiatici, sono il punto di riferimento delle sue figure. Tuttavia, l’intenzione non è quella di replicare tali oggetti storici ma di interpretarli, basandosi sulle proprie memorie e sulle storie raccontategli mentre cresceva nel cuore degli Stati Uniti.
Da tale matrice nascono anche le opere in mostra che appartengono alle serie “Idols”, sculture che rappresentano idoli buddisti, e “Imperial Portraits”, una collezione di ritratti di sovrani imperiali che indaga la relazione con i nonni, che vivevano nel rispetto della rigida etichetta cinese.

Cresciuto nel Midwest americano, Warren King (1970) si laurea in Ingegneria Civile al MIT – Massachusetts Institute of Technology, ottiene il Master of Science in ingegneria strutturale alla Stanford University e lavora come ingegnere strutturale per diversi anni dopo gli studi.
Sarà solo a partire dal 2010, in seguito al suo primo viaggio nel villaggio di origine Shaoxing e alla riscoperta della propria storia familiare, che le sue attenzioni si rivolgeranno interamente alla pratica artistica.
Alla sua formazione ingegneristica si deve probabilmente l’idea di scultura come “costruzione” e la scelta di utilizzare il cartone come mezzo espressivo, materiale che presenta alcuni limiti strutturali, come la restrizione delle forme e delle direzioni in cui può essere piegato, ma che l’artista imbeve di una straordinaria fluidità.
Da questa specificità del materiale derivano la scomposizione dei volumi e l’astrazione tipica del repertorio dello scultore cinese-americano. Infine, una patina di inchiostro rosso, che ricorda la lacca cinese, copre le sculture, pur lasciando emergere la trama del cartone.

Le riflessioni di King riguardanti l’identità permeano ogni delicato dettaglio dei suoi lavori, che contengono tuttavia un’umanità che li rende accessibili: “Attraverso la mia arte – dichiara – cerco di comprendere le fragili connessioni tra persone e cultura e di indagare se queste connessioni, una volta spezzate, possano essere ripristinate. La mia pratica artistica è un mezzo, per me, per capire come l’influenza delle radici culturali resista agli effetti della migrazione e possa essere percepita al di là di vastità di tempo e spazio”.

La mostra è accompagnata da un catalogo che include le immagini delle opere esposte, corredate dal racconto autobiografico che le ha ispirate, e apparati bio-bibliografici aggiornati.

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